Ciao asini!
Piccolo esperimento in corso! Scrivo da qualche anno su un famosissimo blog chiamato Tropismi (
http://www.tropismi.it/) specializzato in tematiche culturali che spaziano dalla letteratura ai viaggi, dall'attualità all'ambiente.
Da oggi, in completa autonomia (mai vero)
, vorrei condividere con voi alcuni tra i prossimi articoli. Per iniziare eccovi un breve reportage dell'escursione a bordo della Transiberiana d'Italia, l'antico tracciato che collega Sulmona a Isernia e che da qualche anno ha ricominciato a vivere grazie alla passione di alcune associazioni e alla curiosità di migliaia di turisti. Buona lettura!
Da alcuni mesi a questa parte, suo malgrado, l’Abruzzo è stato più volte protagonista di cronache. Le scosse sismiche che non danno tregua, le intense nevicate che hanno messo in ginocchio interi paesi e le relative conseguenze disastrose a cui tutti abbiamo assistito hanno fatto sì che la regione saltasse all’occhio principalmente per le catastrofi che l’hanno colpita. Il settore turistico, insieme a quello agricolo e quindi economico, ha avuto delle drammatiche ripercussioni e tuttora la ripresa continua ad essere lenta e difficile. Tutto questo ha messo in ombra le infinite bellezze di una regione fragile e meravigliosa. Provenendo da questa terra, conoscendola e amandola proprio per il suo fascino nascosto, raccontarne gli aspetti virtuosi mi sembra estremamente importante. Uno di questi, l’ho conosciuto qualche domenica fa e ne sono rimasta incantata. Corre su rotaie, risale agli anni ’30 e viene considerata la ferrovia più bella del nostro Paese: stiamo parlando della Transiberiana d’Italia, lo storico tracciato che collega l’Abruzzo al Molise, mettendo in comunicazione Sulmona, Carpineto e Isernia.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Il percorso è straordinariamente impervio e in alcuni punti supera anche i 1200 metri sul livello del mare: nella stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo arriva, infatti, a toccare i 1268 m, cosa che rende questa antica ferrovia una tra le più elevate d’Italia.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Grazie alla passione e alla lungimiranza di un gruppo di amici, questa linea ha ricominciato a vivere, portando una ventata d’aria fresca nei borghi che attraversa, borghi ricchi di storia, di tradizioni e di particolari che vale la pena di riscoprire. L’idea, nata qualche anno fa in seguito all’intervento dell’associazione molisana LeRotaie e alla collaborazione con la Fondazione FS italiane, ha avuto un successo incredibile tanto che spesso si rende necessario aggiungere nuove date per offrire la possibilità di vivere un’esperienza unica a sempre più persone. A partire da maggio del 2014, il treno storico registra sempre il tutto esaurito ed è quasi un’impresa riuscire a trovare un posto. Anche qualche settimana fa, a bordo del “centoporte” eravamo più di 300 persone di tutte le età, dai più piccoli in tuta da sci e muniti di bob ai più grandi desiderosi di calarsi nell’atmosfera che regnava su questo treno quasi un secolo fa, «un viaggio che unisce il massiccio della Majella con le sue ragguardevoli cime e i suoi grandiosi altipiani carsici con monumenti, opere d’arte e lavoro dell’uomo di queste magnifiche terre.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
È un po’ come vedere un documentario dal vivo con le immagini che scorrono dai finestrini del treno», si legge sul sito dell’associazione LeRotaie. Chi c’è stato non può non essere d’accordo: al di là dei finestrini del treno in corsa, lo spettacolo offerto dal parco nazionale della Majella è unico, il sole che tramonta sulle cime coperte di neve ci ricorda quanto può essere bella la natura, i paesini arroccati su quelle terre in movimento e incastonati nella pietra, ci fanno spontaneamente chiedere come sia stato possibile costruirli in quei luoghi impervi e come, nonostante tutto, possano resistere da secoli all’abbandono che li colpisce.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Proprio nel 2011, infatti, la linea è stata chiusa per mancanza di traffico di passeggeri. Tuttavia,
un piccolo miracolo di associazionismo dal basso, come lo descrive la giornalista Valentina Pigmei su Internazionale, ne ha reso possibile la riapertura e oggi il successo sembra destinato a crescere notevolmente, sia per quanto riguarda il turismo invernale sia per quello estivo. La straordinaria e inaspettata partecipazione ha anche spinto la Fondazione Ferrovie dello stato ad inserire la Transiberiana d’Italia all’interno del Progetto Binari senza tempo, nato solo nel 2013, cosa che ha indubbiamente contribuito a riportare in vita un percorso quasi dimenticato. Nella corsa del 19 febbraio ho avuto modo di scoprire piccoli gioielli che mi hanno lasciata senza parole, a partire dalla stazione di Palena dov’erano stati allestiti alcuni stand per la degustazione e la vendita di prodotti tipici locali, dal pecorino abruzzese ai salumi prodotti da aziende a conduzione familiare attente all’alimentazione del bestiame e contrarie all’uso di pesticidi e antibiotici per aumentare la produzione.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
L’odore dei panini farciti al momento, delle bruschette e delle tipiche pizze fritte si espande ovunque e risalire sul treno abbandonando quello spettacolo è tremendamente difficile. Ciò che ci aspetta dopo, però, è altrettanto emozionante: quando si arriva a Pescocostanzo si ha la sensazione di essere finiti in un borgo che non conosce tempo, di essere piombati in un luogo dall’atmosfera magica con i suoi palazzi bianchi ed eleganti.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Il sole che si riflette sulla neve, la spensieratezza dei bambini che giocano e l’odore di cannella che esce del forno artigianale e pervade la piazza ci ricordano che le piccole cose sono sempre quelle che contano di più.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Per un attimo, insieme ai miei trecento compagni di viaggio, dimentico il problema dello spopolamento e dell’abbandono che sta colpendo Pescocostanzo e gli altri paesini dell’entroterra abruzzese e mi unisco alla gioia dei bambini che scivolano col bob sulla montagna di neve rimasta di fronte al palazzo del comune.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Giusto il tempo di scattare qualche fotografia ed è già tempo di ripartire alla volta di Roccaraso, sede del più importante comprensorio sciistico del centro Italia. Una tappa che forse lascia un po’ delusi: qui tutto è stato costruito o adattato in funzione di chi scia, e si ha l’impressione che il turismo di massa abbia preso il sopravvento.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Rispetto alle precedenti tappe, Roccaraso non trasmette nulla di così speciale e dopo un breve giro del Paese cogliamo l’occasione per riposarci un po’ sotto gli ultimi raggi di sole aspettando di risalire sul treno alla volta del ritorno. Prima di giungere a Sulmona, però, ci aspetta Campo di Giove, un gioiellino ai piedi del versante aquilano della Majella di cui ci innamoriamo in neanche mezz’ora, sotto le luci di un meraviglioso tramonto che ci accompagna fino a Sulmona, dove è tempo di tirare le somme della giornata.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
La sensazione è quella di essere stati parte integrante di un progetto dalle enormi potenzialità, che può contribuire a far conoscere le enormi risorse di una regione ancora sconosciuta e in parte sottovalutata. Quella dei treni storici rappresenta un’iniziativa che merita quanta più attenzione possibile, e la Transiberiana d’Italia con il suo costante “tutto esaurito” dimostra che credere in un’idea è il primo passo per realizzarla.
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Beatrice Ruggieri, su Flickr
Nonostante le difficoltà finanziarie riscontrate per tenere in vita il tracciato, le 14.000 presenze registrate nel 2016 confermano la validità di un progetto destinato a crescere e a creare sempre più sostenitori, desiderosi di ammirare la maestosità delle montagne abruzzesi e la cordialità dei loro abitanti.