ULTIMA PUNTATA: 20-23 Aprile 2016Eccoci qua, sono faticosamente giunto all'ultima puntata di questo bellissimo viaggio.
Ci eravamo lasciati a Kyoto, da cui prendiamo uno Shinkansen che in due ore circa ci conduce fino ad Hiroshima.

Completamente rasa al suolo dalla prima bomba atomica della storia, la città ha saputo rinascere velocemente nel tentativo di cancellare quasi del tutto le ferite infertegli dalla guerra. Perlomeno quelle architettoniche, non c'è risposta per quelle dell'animo.
Oggi Hiroshima ci appare come una città incredibilmente vivace.
I trasporti urbani sono principalmente affidati a simpatici, frequenti ed efficienti tram.

Forse è proprio questa sua vitalità, frenesia ed allegria che provoca il diluvio di emozioni che si fanno strada nel momento in cui si va a visitare Genbaku Dome. L'edificio per la promozione industriale divenuto famoso per essere la costruzione (quasi) sopravvissuta più vicina al punto di esplosione della bomba.
Il Genbaku Dome è quasi mimetizzato lungo il fiume ed intorno a lui il flusso della vita dei locali scorre inarrestabile.
Bambini che ridono, canoisti sul fiume, doppiette, lavoratori e studenti.
Mentre lui resta lì, immutabile e silenzioso testimone di un dramma gigantesco.
Al contempo monito alla memoria e metafora di una vita che deve continuare, nonostante tutto, a guardare avanti, sempre avanti, ricominciando da campo.
Io mi sono sentito al cospetto della Storia, con tutto il suo peso.
E' quasi soverchiante pensare a quanto il tempo scorra inesorabile, e che negli stessi luoghi dove in quel momento mi trovavo pochi anni prima stava avvenendo un immane massacro in pochi secondi.
Sono emozioni potentissime ed indescrivibili, queste rovine parlano. Urlano.


Il moderno museo non è da meno.
E' strutturato in modo da provocare un climax di compassione e coinvolgimento soverchianti.
Davvero pesante. Ma così deve essere: crudo fino in fondo, senza ipocrisie.
La guerra non è stata un gioco, ed è giusto che sia tramandata la sua conoscenza fino in fondo.
Del museo non ho foto. Ci sono momenti in cui non ci si sente nello spirito giusto.
L'altra grande attrattiva della regione di Hiroshima è l'
isola sacra di Miyajima, a circa 20 minuti di treno urbano, più un altro quarto d'ora di traghetto.
L'isola, su cui si può anche pernottare, è un grande parco naturale ed ha una elevata concentrazione di templi.
Il Monte Misen le dona una finta aria vulcanica ed il rigoglio della vegetazione ispira reminiscenze da Jurassic Park (perlomeno durante l'avvicinamento con la barca)
Uno sguardo a volo d'uccello.

Attorno al porto si sviluppa l'unico centro abitato dell'isola, con gli alberghi, i locali, i servizi e gli infiniti negozi di souvenir.
Come ormai avrete capito, rifuggiamo da questo approccio generalista, e cerchiamo conforto nelle vie laterali.
Questa è letteralmente la parallela della strada principale, due passi e sembra di stare in un altro mondo.

Troviamo subito un adorabile mini-ristorante gestito da due simpatiche
nonnine.
La specialità è l'okonomiyaki ovvero una sorta di crespella in salsa agrodolce con qualunque condimento uno voglia. Nei miei gusti personali non certo il tipo di piatto che ho preferito, ma certamente da provare e comunque buono specie se così casereccio. Si tratta di uno dei piatti più tipici e rappresentativi della regione.

Il locale è minuscolo e passa quasi inosservato.

Lungo le piccole strade ci si muove con automobili commisurate e proporzionate
frequenti comunque anche in tutte le altre città che abbiamo visitato. Così come frequenti sono i garage lasciati completamente aperti, con non solo le auto ma anche diversi oggetti personali in bella vista senza protezioni.
Un'altra realtà

Le star di Miyajima sono però due: il tempio sacro di Itsukushima ed il suo Torii gigantesco.


Ecco il tempio visto di lato, mentre il nostro "regista" studia la luce e le pose per alcuni scatti artistici.

La particolarità del Torii è che questo viene quotidianamente scoperto e sommerso dalla marea, pertanto al mattino è raggiungibile per essere totalmente ammirato alla sua base.


Il santuario shintoista, interamente in legno, risale al V secolo ed è patrimonio mondiale dell'umanità e tesoro nazionale dello stato nipponico.
Sull'isola, dato l'enorme valore sacrale del sito, non sono permesse né nascite né morti e sepolture.

Decidiamo poi di addentrarci all'interno del parco vero e proprio.
Si tratta di un sito eccezionale per il trekking: ci sono sentieri di ogni tipo e difficoltà che effettuano il periplo dell'isola o si arrampicano verso la cima del Misen attraverso differenti lati.
Per guadagnare tempo saliamo con una cabinovia, cui segue una funivia ed in quindici minuti di salita meccanizzata ci portiamo a soli quaranta minuti di camminata dal "tetto dell'isola".

La vista spazia sul Mare Interno, la giornata è quasi eccezionale, a rovinarla è solo un velo di foschia.

I templi sono tantissimi, sparsi in ogni angolo del monte, nel mezzo del bosco.

Non mancano i passaggi suggestivi: non ti muovere eh?!

Gli scorci sono indescrivibilmente ricchi di pace e semplice bellezza.

Decidiamo di tornare al porto attraverso uno dei tanti sentieri in del bosco. Incontriamo cervi, cascatelle, ruscelli e pendenze notevoli. Pur con un passo veloce ed atletico, impieghiamo circa due ore a tornare al paese.

Arriviamo appena in tempo per il tramonto.
E per lo spettacolo dell'alta marea. Notare di quanto si alzi l'acqua: sotto al torii ora si arriva con le barche.


Con questo glorioso spettacolo negli occhi, ritorniamo a Hiroshima, stanchi ma felici.

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Il giorno dopo, con mezz'ora di Shinkansen direzione Osaka ci fermiamo a Okayama, "cittadina" di 400.00 abitanti anch'essa dotata di una simpatica rete di tram.
La località invero non ha molto da offrire...

... se si eccettua lo straordinario Kerakouen, uno dei tre più belli e significativi giardini giapponesi (assieme al Kenrokuen di Kanazawa visto in precedenza).
La giornata ha una luce splendida e ci fa godere di scorci fantastici di questa forma d'arte.


Il giardino si caratterizza per spazi molto meno settorializzati del Kenrokuen di Kanazawa.
Sono tanti i ruscelli che scorrono, attraversati da ponti sempre curiosi

Con questo ci siamo molto sbizzarriti con foto di ogni tipo

Una pagoda per il relax, attraversata da un freschissimo ruscello.

Visione d'insieme parziale.

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Siamo ormai all'ultima notte e la passiamo ad Osaka.
Ci arriviamo da Okayama alla sera e grazie all'orario del volo per Dubai del giorno successivo (23:45) abbiamo comunque l'intera giornata a disposizione.
Osaka è modernissima e ricorda molto certi quartieri di Tokyo, come ad esempio Shinjuku.

Gli appassionati tifosi del Bologna FC (come il sottoscritto) sanno benissimo che nei pressi di Osaka risiede Syu Fuka, un grandissimo tifoso dei rossoblù e grande cultore di Bologna e dell'italianità. Un idolo, a cui sono stati dedicati diversi articoli di giornale, che almeno una o due volte l'anno viene a trovarci, accolto dalla grande amicizia di un'intera città.
Syu, però, non è solo un idolo, ma anche una persona fantastica e genuina con cui il tempo vola.
Lo contatto nelle settimane precedenti del viaggio, quasi per scherzo, poi ci scambiamo i numeri e ci diamo appuntamento presso il nostro albergo.
Ovviamente tutti quanti ci impavesiamo per l'occasione.

Syu sta imparando, con ottimi risultati l'italiano, e la conversazione spazia e travalica le vicende calcistiche.
Nel frattempo, con un pizzico di malinconia, gustiamo l'ultimo gigantesco e straordinario sushi della nostra avventura.

Il mattino seguente la testa è inevitabilmente alla partenza.
Visitiamo comunque il quartiere di Dotombori, che si affaccia sull'omonimo canale, e che vive maggiormente alla sera.

Un'altra delle specialità locali è il polpo, e non viene persa occasione per ricordarlo

Viene presto il momento di raccogliere i bagagli ed avviarsi in aeroporto con il treno.
Come sapete, l'aeroporto è stato progettato da Renzo Piano ed è davvero piacevole da vivere.

Nel cammino verso il nostro gate, scorgiamo un A330 di Air Asia X, la divisione lungo raggio del colosso asiatico low-cost, che ebbi il piacere di provare nel 2014 su una KUL-ADL|SYD-KUL.

Ed ecco il nostro triplone, pronto per il vol notturno verso DXB.
Qui ci sta una piccola critica ad EK, all'interno di una prestazione complessiva davvero sopra le righe:
il servizio di questo particolare volo è stato troppo lento. Dal decollo al pasto passano inspiegabilmente circa 2h30, ed inevitabilmente un'altra ora abbondante trascorre prima di avere la libertà dai vassoi e potersi coricare. Quasi 4h di possibile sonno, sono così state bruciate in un batter d'occhio

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E' la mia unica critica ad una EK altrimenti impeccabile.

Giunti a DXB è motivo d'orgoglio vedere comparire Bologna in un simile FIDS

Per facilitare il transito ai meno pratici, sono presenti gigantesche mappe interattive in cui basta scannerizzare la carta d'imbarco per ricevere informazioni sul proprio volo e sul percorso per raggiungere il gate.
Percorso che conosco ma, per la disperazione della mia compagna, vado in brodo di giuggiole ovunque possa far comparire la scritta "Bologna" in un simile aeroporto, ed ecco perchè perdo il tempo in simili giochini

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E' ora di imbarcarsi per il volo conclusivo, il nostro bestione è parcheggiato ai remoti, ci vorranno oltre 15 minuti di tour aeroportuale in bus interpista per raggiungerlo.

Anche in questo caso, mi sono accaparrato in anticipo pochi posti da due situati in fondo al triplo.
Oggi come oggi la pacchia è finita: anche la compagnia emiratina ha seguito le sue concorrenti e reso la selezione anticipata del posto come servizio a pagamento (prima dell'apertura del check-in, gratuita a check-in aperto) un vero peccato, ma come si dice sempre, business is business.

Lasciamo DXB circa 20 minuti dopo l'orario previsto, recuperando poi in volo.

Scorgiamo l'inconfondibile profilo di Belgrado, alla confluenza fra Sava e Danubio.

Ritroviamo la terra natia con lo stesso clima che ci aveva salutati due settimane prima: cupo e turbolento.
Si balla parecchio e buchiamo lo strato di nuvole nere all'altezza del canale emiliano romagnolo.

Il bello di viaggiare ed andare lontano, è sentire quel sottile brivido di gioia nel riconoscere i luoghi abituali dal finestrino e vederli diventare sempre più grandi, sempre più vicini.
Vuol dire che nonostante tutto ci si sente bene a casa propria.
Mi sento enormemente arricchito dal viaggio che si sta concludendo, ma allo stesso tempo non posso che sorridere nel rivedere sotto di me la A14...

...lo scalo di San Donato...

...e l'amata pista di BLQ, che in corto finale non riesco a catturare con un'immagine ferma della telecamera di bordo: rolliamo parecchio.

Parcheggiamo al fido 103: non era tempo di Lamborghini follow-me.
Pensate invece oggi allo stupore di tutti i passeggeri che, osservando dal sistema di bordo, si vedono apparire quel pò pò di macchina alla guisa di follow me, invece del pick-up che c'era allora e tornerà ad esserci da Febbraio.

Scendiamo e ci accolgono gli odori e l'inconfondibile profumo dell'aria bolognese.
Indiscutibilmente inquinata, lo si sente subito.
Ma l'aria di casa è comunque un profumo, sempre.

Il Giappone è un paese meraviglioso, ricco di sorprese, incredibilmente vario ed abitato da un popolo splendido.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui.
Per chiunque avesse curiosità o domande, rimango volentieri a disposizione!
Arigato Gosaimasu