«Bologna impari da Bilbao o Siviglia»Gualtieri: Due Torri poco conosciute, si può fare di più«Bologna non ha nulla da invidiare a città come Valencia o Bilbao». Parola di Giuseppina Gualtieri. Lei, da quasi quattro anni al vertice del Marconi, si gode record su record. L’anno scorso, dopo un lungo tira e molla, ha strappato il rinnovo annuale. Questione che si riproporrà quest’estate. Intanto l’aeroporto vola e la città (vedi alla voce People mover) resta ferma. Anche sul turismo.
Presidente, qual è il contributo del Marconi per il turismo?
«Il nostro compito non è lo sviluppo turistico ma quello del traffico aereo. Detto questo, nel rispetto dei rispettivi ruoli, facciamo la nostra parte molto volentieri. Abbiamo affidato a una società esterna specializzata nell’analisi di mercato, la Bds, uno studio sull’impatto turistico che produce il nostro aeroporto».
Quali sono i risultati?
«Nel 2010 i passeggeri del Marconi sono stati di poco superiori ai 5 milioni e mezzo. Di questi gli arrivi si sono attestati 2.700.000 mentre 1.400.000 sono i passeggeri incoming, quelli che risiedono fuori dalla catchment area (il bacino d’utenza, ndr)».
Chi arriva a Bologna dove va?
«Il 70 per cento di chi atterra al Marconi ha come destinazione di base la nostra città. La percentuale arriva all’80 per cento se prendiamo in considerazione tutta l’Emilia-Romagna. Il restante 20 per cento si divide nell’ordine tra Toscana, Lombardia, Veneto, Liguria e Marche».
Da dove arriva chi atterra a Bologna?
«Il grosso arriva dall’Europa. Credo lo si noti anche passeggiando in città. I Paesi di provenienza sono in particolare Spagna, Germania, Regno Unito e Francia. Il 35 per cento, invece, arriva dal sud Italia o dalle isole. I voli extraeuropei rappresentano il 3 per cento».
Cosa ci dicono questi dati?
«Che il Marconi è cambiato profondamente. Prima il nostro traffico era principalmente outgoing e legato al business. Adesso, invece, il settore leisure è diventato molto importante. Del resto era inevitabile che fosse così».
Che cosa vuol dire?
«Il turismo in questi anni è cambiato profondamente. Non solo per la crisi. Una volta le mete in Europa erano quelle città come Londra, Parigi, Barcellona. Adesso grazie ai voli low cost sono entrati nei circuiti turistici città medio-piccole come Bilbao o Siviglia. Ecco, penso che noi non abbiamo nulla da invidiare a Siviglia. Bologna deve diventare così e ha tutte le caratteristiche per esserlo».
Ma Bologna è conosciuta all’estero?
«Bisognerebbe fare di più, a partire dall’analisi del fenomeno. Ci vuole una strategia comune».
Voi per esempio che cosa fate?
«Nell’accordo con Ryanair abbiamo sviluppato il sito flytobologna.com che ci sta dando grandi soddisfazioni perché è collegato con quello della compagnia irlandese che è uno tra i più cliccati del mondo. Poi siamo molto contenti dell’accordo con il terminal delle crociere di Ravenna che ci consentirà di attrarre un grande bacino turistico in un segmento molto particolare. Che vuol dire migliaia di persone che passeranno da Bologna. Credo che sia giusto proseguire con questa scelta di sviluppo».
Ma il turismo quanto è importante per Bologna?
«Molto. A maggior ragione viste le difficoltà globali del settore fieristico e di quello manifatturiero. Nella nostra città il tema del turismo dovrebbe essere una priorità assoluta e Bologna. Si tratta di una grande opportunità per la quale dobbiamo lavorare tutti insieme».
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