Profondo rosso all'aeroporto Passivo 2008 di cinque milioni E’ soprattutto il Comune di Forlì, che detiene il 38%, a dovere far fronte al disavanzo. L'assessore Elvio Galassi: "Va risolta subito la questione Sab e vanno individuati gruppi privati disposti a fare importanti investimenti"
Voragine Ridolfi. L’aeroporto continua ad accumulare debiti e non si vedono le prospettive di un rientro, annunciate più volte in passato. La Seaf, società di gestione, è formata da enti pubblici e i disavanzi ricadono sui cittadini. Il buco 2008 è più profondo di quanto immaginato: prima di fine anno bisogna mettere sul piatto 5 milioni, divisi in due tranche, la prima entro il primo ottobre, la seconda allo scoccare del 31 dicembre.
E’ soprattutto il Comune di Forlì, che detiene il 38%, a dovere far fronte a bilanci sempre più in rosso. Dal 2004 l’aeroporto ha gravato sui conti comunali per 6 milioni complessivi, ma ora è in arrivo un’altra botta, superiore ai 2 milioni. Per la Provincia, che ha solo il 10% delle quote azionarie, l’esborso previsto si aggira sui 630 mila euro. Fino a qualche mese fa si contava di poter recuparere grazie alla base operativa di Ryanair (che nel breve comunque comporta investimenti importanti) ma la scelta della compagnia low cost di trasferire i voli internazionali a Bologna, ha fatto saltare i programmi.
Oggi l'unica certezza sul futuro del Ridolfi sono i passivi. E si riaccendono le polemiche sulle responsabilità . Stefano Gagliardi, capogruppo in Provincia di Fi-Pdl, punta l’indice contro la Seaf e la Regione Emilia-Romagna: "La gestione della società aeroportuale è fallimentare, mentre è naufragata pietosamente l’opera di Bologna nel tentativo di coordinare i quattro aeroporti — sostiene il consigliere azzurro — . In tutti questi anni il nostro voto sul bilancio Seaf è sempre stato negativo e fortemente critico. Crediamo all’importanza dello sviluppo aeroportuale sia dal punto di vista economico che sociale, ma non abbiamo alcuna fiducia in questa gestione. Bisogna azzerare tutto".
E’ tempo di chiedersi se per una comunità è sostenibile un costo del genere; se Forlì può permettersi un aeroporto che miete tanti debiti. "Così non si può certo continuare — ammette anche Elvio Galassi, assessore comunale con delega in materia — . Va risolto subito il nodo della Sab (la gestione di gestione dell’aeroporto Marconi di Bologna, socia per il 17% della Seaf, ndr). Penso sia meglio che se ne vada, visto che ci ha solo messo i bastoni fra le ruote. Ed entro 6-7 mesi vanno individuati gruppi privati disposti a fare importanti investimenti nel Ridolfi. Altrimenti vanno rivisti tutti i programmi. Anche perché si può già prevedere che il prossimo anno sarà ancora molto difficile dal punto di vista finanziario".
Da anni gli studi commissionati dalla Seaf affidano la ripresa all’impulso al settore cosiddetto ‘non aviation’. Significa che un aeroporto come quello di Forlì non può reggersi col solo movimento passeggeri, ma deve spingere al massimo i servizi e le iniziative commerciali collaterali come parcheggi, ristorazione, punti vendita interni. Il ‘modello’ sarebbe Orio al Serio, l’aeroporto di Bergamo diventato in pochi anni un gigantesco centro commerciale che attrae passeggeri anche per lo shopping. Ma finora non si è mosso quasi nulla, tranne il rosso sui conti Seaf.
Il Resto del Carlino
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