Teschi di scimmia e un leone impagliato nel deposito della Forestale al MarconiUna collana fatta con teschi di scimmiette, chitarre intagliate in gusci di tartarughe, e perfino un leone e un leopardo impagliati. Tutto in un magazzino - insieme a molti altri oggetti esotici e un po' macabri - all'aeroporto Marconi, che il Noc (Nucleo Operativo Cites) della Forestale usa da un anno come deposito per la merce sequestrata.
«Qua se ne vedono proprio di tutti i colori», conferma l’ispettore Pasquale Di Donato, a capo del gruppo che controlla e sequestra le merci che violano le norme Cites: la convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna in via d’estinzione. Ultima operazione, la scorsa settimana con la Polizia delle Dogane, con 140 confezioni di farmaci cinesi sequestrate. Dalle pastiglie di rinoceronte, allo sciroppo di orso bruno, alle sigarette a base di una rara pianta che cresce sull’Himalaya.
Un certo spazio è riservato ai trofei di cacciatori che, al ritorno in patria, vengono attesi al varco e diventano a loro volta prede. Il deposito ospita, oltre al leone, portato a casa da un bracconiere, anche un leopardo impagliato, con tanto di ramo da cui sembra che stia per spiccare un balzo da un momento all’altro. Ma buona parte dell’attività del Noc riguarda le pelli: borsette di varano, cinture di pitone, valigie di alligatore. «Molti le acquistano in vacanza e non sanno che per importarle servono certificazioni», spiega Di Donato.
Le sanzioni per chi viene trovato in possesso arrivano ai 3.000 euro per quelle merci, come l’avorio, di cui è proprio vietato il commercio. Nella rete della Forestale, finiscono poi anche partite più grosse. «Quando c’è stata Linea Pelle (la fiera del settore a Bologna nei giorni scorsi, ndr) abbiamo fermato un imprenditore giapponese e gli abbiamo sequestrato 140 pelli di coccodrillo illegali», dice Di Donato. Rispetto a qualche anno fa il fenomeno, grazie anche al Noc, è più sotto controllo. «La gente sa quello che può e non può fare. Anche se c’è ancora qualcuno che ci prova». Come quella signora che, pochi giorni fa non ha resistito a portarsi a casa un singolare rimedio contro la pressione bassa: le corna di un’antilope della Mongolia. Per poi consumarle grattuggiate, come fosse parmigiano.
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