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Tre sedi di esposizione aperta dal 29 maggio all’11 luglio con ingresso gratuito di tesori nascosti, dall’epoca etrusca fino ad oggi
Bologna, 25 maggio 2010 - Una mostra. Tre sedi. Dieci anni di lavoro per recuperare un patrimonio artistico che racconta la storia di uno dei luoghi-simbolo della citta’. Il Comune di Bologna, assieme alla Fondazione Carisbo e con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni storici, fa “luce sulle tenebre” della Certosa con un’esposizione (dal 29 maggio all’11 luglio con ingresso gratuito) di tesori nascosti, dall’epoca etrusca fino ad oggi. La mostra, curata da Beatrice Buscaroli e Roberto Martorelli, si divide tra Palazzo Pepoli Campogrande, che ospita opere provenienti dalla necropoli etrusca e dal monastero certosino, Palazzo Saraceni, con documento sul cimitero, e il Museo del Risorgimento, con una monografica dedicata a “Pasquale Rizzoli, scultore liberty a Bologna”.
L’obiettivo e’ fare una sorta di “sunto” del lavoro di ricerca che ha accompagnato il recupero della Certosa iniziato dieci anni fa. Si tratta in gran parte di scoperte e nuove attribuzioni: tra tutte due lavori dello scultore Giacomo DE Maria, il “Ritratto di Gaetano Gandolfi (1802) e un “Autoritratto” del 1821. In mostra anche decine di disegni e bozzetti inediti dei monumenti funebri firmati dagli architetti, dagli scultori e dai pittori che lavorarono per le famiglie bolognesi.
Uno dei questi, il “Genio funebre” di Carlo Monari (autore delle Sirene del ponte sul Reno) per la cappella Muratori, e’ stato scelto come immagine simbolo dell’evento: vero e proprio “tesoro” strappato alle tenebre, la statua e’ rimasta per anni stesa sul pavimento del sepolcro, con un braccio mutilato a causa di un tentativo di furto.
L’impegno delle istituzioni per il recupero della Certosa, tra l’altro, sta diventando ‘contagioso’. “Anche le famiglie- assicura Mario Felicori, direttore del settore Cultura di Palazzo D’Accursio- sono sempre piu’ attente”. Sempre piu’ numerose, poi, le donazioni. In occasione della mostra, gli eredi di Pasquale Rizzoli hanno donato al Museo del Risorgimento sei opere dello scultore bolognese, autore del monumento “Il Popolano”, che ricorda l’insurrezione anti-austriaca del 1848. Lo stesso ha fatto la famiglia di Farpi Vignoli, donando il modello in gesso grande al vero della “Maestrina Mariarosa” eseguita per una tomba monumentale nel 1975. Il percorso espositivo raccoglie, inoltre, manufatti etruschi (dalla necropoli del VI-IV secolo a.C.) dipinti del Seicento bolognese, disegni e sculture neoclassiche, ottocentesche e moderne.
Per la prima volta il pubblico potra’ ammirare opere di Bartolomeo Cesi, Alessandro Tiarini, Elisabetta Sirani, Gaetano Gandolfi e Carlo Santachiara.
La mostra e’ frutto della convenzione sottoscritta da Comune e Fondazione Carisbo e prelude al riconoscimento, spiega Filicori, della Certosa “come uno dei luoghi del Museo della citta’”. Ricco il calendario degli eventi collaterali, che prevede incontri, visite guidate, ma anche numerose passeggiate notturne nel cimitero monumentale.
Il Resto del Carlino
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