Trascorriamo quattro giorni di riposo in un posto da sogno con ritmi bucolici, ma decidiamo di rientrare a Bali con un giorno di anticipo per separare il viaggio dalle Gili a Denpasar - una vera sfacchinata se le fast boats non possono circolare come è avvenuto in tutti questi giorni e sei costretto a ricorrere ai lentissimi e scomodissimi traghetti pubblici - e il viaggio di ritorno in Italia.
Anticipo previdente ma non sufficiente dal momento che il terremoto ci ha sorpreso proprio il giorno prima della partenza. Premetto che c'era già stata una scossa interessante (6.4 magnitudo) una settimana prima, ma l'intensità con cui si era percepita nell'arcipelago era minima. Questa volta la musica cambia ed ecco cosa capita:
alle sette e mezza di sera siamo a cena nel bellissimo patio del resort separato dalla spiaggia da appena una cinquantina di metri contenenti una piccola piscina e un vialetto di sabbia. Prima ancora di percepire la rumba io vedo un cameriere che comincia a correre nella nostra direzione urlando "earthquake" e quasi contemporaneamente comincia la scossa accompagnata da un rombo assordante e pervasivo; istintivamente prendo in braccio il grande e urlo alla mia compagna di prendere la piccola e cominciamo a correre verso la spiaggia. La terra trema fortissimo e sembra di camminare su una materasso ad acqua, in più il sussulto è talmente forte che l'acqua esce dalla piscina scaricandosi su di noi e buttandoci a terra. Ci rialziamo e riusciamo finalmente a raggiungere la spiaggia, facendo attenzione a non sostare sotto i cavi elettrici - la corrente era saltata appena è cominciato il terremoto e la semioscurità rendeva tutto più difficile e inquietante.
Ci ricompattiamo in riva al mare, un locale dello staff è gravemente ferito e viene adagiato su di un lettino, altri due o tre camerieri sono feriti in maniera più lieve (fratture?) alle gambe, la tensione rimane altissima anche a causa delle continue scosse di assestamento. Lo staff è encomiabile: rischiando grosso entrano nel magazzino per prendere delle coperte da offrirci e una volta fatto l'appello (uno di loro mancava, spero che siano riusciti a recuperarlo) ci conducono verso una radura al centro dell'isola, dove convergono la maggior parte dei turisti e dei locali. Passiamo la notte all'addiaccio bivaccando nel campo, rimanendo la tensione molto alta anche a causa delle frequentissime scosse minori e dei crolli continui che si sentono intorno allo spiazzo.
Poco prima delle sei albeggia e possiamo dunque ritornare vero il resort per tentare di recuperare il recuperabile. La luce svela il danno: ogni singola parete, tetto, muretto, struttura in mattoni o calcestruzzo è crollata, hanno resistito solo il legno e il bamboo immagino per una elasticità maggiore. Le villette del resort sono semidistrutte e il tetto del patio è in parte crollato; con diverse rapide incursioni nelle nostre stanze riesco a recuperare quasi tutto e ci incamminiamo verso uno sperone dell'isola segnalato come meeting point per l'evacuazione. La marina militare ha mandato una lancia a recuperare i profughi e a mezzo di un piccolo gommone piano piano ci caricano tutti e ci portano al porticciolo di Lombok. La situazione sul posto è apocalittica: camion da lavoro caricano feriti più o meno malmessi per portarli all'ospedale, migliaia di turisti affollano la banchina disorientati e spaventati, noi riusciamo a saltare su un camioncino diretto a Mataram approfittando della gentilezza di alcuni autoctoni. Il viaggio ci porta attraverso alla distruzione più totale: l'80% degli edifici è crollato, i sobborghi della costa brulicano come formicai calpestati e scene di devasto ci ammutoliscono durante il tragitto.
Verso l'interno la situazione migliora; a Mataram prendiamo un taxi che in venti minuti ci porta al porto dei traghetti, dove ci imbarchiamo su un catrame fatiscente alla volta di Bali. Il viaggio è un delirio, con onde di metri che paiono dover rovesciare il nostro sughero ogni volta che si alzano, ma sentiamo di essere in credito con la sorte e rimaniamo tranquilli. Dopo 5 ore arriviamo al porto di Bali e dopo averlo contemplato per altre 3 ore a 2km di distanza a causa della rottura dell'argano dell'ancora prima e del traffico in entrata poi, sbarchiamo e prendiamo una macchina in direzione Kuta, dova abbiamo previdentemente prenotato un hotel per l'ultima notte. Il giorno seguente ci rilassiamo a Bali e la sera andiamo verso Ngurah Rai per imbarcarci alla volta di Dubai. Il viaggio di ritorno trascorre senza intoppi e all'una e dieci il touchdown del triplo ci riconsegna all'abbraccio di Bologna dopo tante peripezie e ricordi, belli o brutti che siano, comunque indelebili.
Un abbraccio a tutti, vi lascio con la testimonianza del terremoto raccolta la mattina dopo presso il nostro resort.
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Lodovico Bevilacqua, su Flickr
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