Bologna: killer di 'ndrangheta a capo di società all'aeroporto Scritto da Marco Imarisio martedì 01 aprile 2008 BOLOGNA — Le chiavi della Bentley, della Ferrari, della Bmw e di molte altre auto di lusso erano appoggiate sulla credenza fine Settecento.
Nella villa con otto lampadari di Murano, pianoforte a coda sul soppalco all'entrata, letti con baldacchino, erano sparsi anche quindici televisori al plasma, due per ogni salone, uno davanti alla vasca da bagno, leggermente più piccola della piscina in giardino. L'inquilino della modesta dimora nelle campagne fuori Imola si chiama G.D., ed è l'uomo che sta facendo arrossire la Bologna degli affari, in prima fila Camera di commercio e Comune, azionisti pubblici dell'aeroporto Marconi, e molti altri ancora.
G.D., che adesso è accusato di corruzione ed estorsione, era il proprietario e l'amministratore di fatto di Doro Group, la società che dal 2004 al 2007 ha gestito l'handling, i servizi di terra dell'aeroporto Marconi di Bologna. Il suo arresto, avvenuto due settimane fa, è stato soltanto l'inizio di un'inchiesta che — un passo alla volta — sta rivelando una realtà e un malcostume che hanno aspetti paradossali, in una città che si fa vanto della trasparenza e della buona amministrazione, nel pubblico e nel privato.
La Doro group infatti ha operato indisturbata senza aver mai pagato i contributi ai dipendenti, senza avere uno straccio di autorizzazione al lavoro aeroportuale, producendo una perdita netta mensile che si aggirava sui 120 mila Euro al mese, che spalmati su una reggenza triennale fanno la bellezza di quattro milioni e 320 mila Euro. Qualche campanello d'allarme avrebbe dovuto pur risuonare, invece niente. E dire che il capo neppure troppo occulto era lui, G.D. Le iniziali al posto del nome sono un lascito della sua vita precedente, quando era un esponente di rilievo della 'ndrangheta. Venne condannato per tre diversi omicidi e relativo occultamento di cadavere, spaccio di droga, associazione mafiosa. Si pentì, cominciò la sua nuova vita, sotto protezione dello Stato. La storia della sua ascesa nel mondo dell'imprenditoria bolognese ha aspetti anche grotteschi, e rivela — come minimo — un livello di controllo che definire basso è mero eufemismo. Nel 2003 il pentito fonda una società , Doro group, con la quale ottiene grazie ad una serie di raggiri che gli varranno l'accusa di estorsione e poi l'arresto, il monopolio assoluto di tutti i pacchi spediti da Bologna per conto delle Poste italiane. Affida l'incarico ad una serie di padroncini reclutati per l'occasione. Il risultato è tragicomico, tra inettitudine e inefficienza conclamata. Poste italiane rescinde il contratto per «gravi inadempienze» dopo soli 20 mesi.
La seconda possibilità , e che possibilità , arriva nel luglio 2004, quando Marconi handling, controllata da Sab, Società aeroporti di Bologna, per il 70% in mano pubblica, conferisce a Doro group l'appalto per i servizi a terra dell'aeroporto di Bologna. La concorrenza viene battuta in virtù dei costi contenuti, che — si scoprirà poi — venivano ottenuti evitando di versare i contributi e lasciando i lavoratori senza stipendio per mesi interi. Altro dettaglio, il consorzio non ha alcuna delle autorizzazioni previste per poter lavorare nello scalo, ma nessuno si preoccuperà mai di verificare. Il pentito venne presentato come «funzionario del Viminale» a Sante Cordeschi, all'epoca amministratore delegato di Marconi handling, l'uomo che è stato messo da Sab e dai suoi principali azionisti, Camera di commercio, Comune, Provincia, ad amministrare in modo trasparente il delicato settore dei servizi di terra. Secondo i magistrati, che lo hanno indagato per corruzione, l'«uomo di fiducia» diventa nei fatti uno stipendiato di G.D., dal quale avrebbe ricevuto denaro, mobili antichi, auto di lusso in comodato gratuito. Ma Cordeschi, manager che godeva di una certa stima nella Bologna degli affari, da solo non basta. Per ottenere quegli appalti, come è avvenuto, serve altro. I magistrati identificano il «referente istituzionale», così lo definisce il Gip che ha decretato l'arresto del pentito, in Alfredo Roma, ex presidente dell'Enac, dal 2006 nominato dalla presidenza del Consiglio alla testa del progetto Galileo, varato dal governo Prodi per studiare un sistema di controllo e navigazione satellitare alternativo ai Gps americani. Il professor Roma si sarebbe adoperato — dietro omaggio di computer, telefono cellulare e una Bmw, le regalìe di auto in questa storia si sprecano — per far avere a Doro group le carte di identità aeroportuale che consentono di lavorare negli scali, nonostante la totale assenza di autorizzazioni.
I pm nei prossimi giorni sentiranno ancora il professor Alberto Clò e Gian Carlo Sangalli, attuale candidato del Pd in Emilia, che si avvicendarono alla presidenza della Sab. Vogliono capire perché la società madre non si è accorta di nulla. Il Gip scrive che Cordeschi ingannò Clò presentandogli Doro «come un consorzio affermato nel settore». Ma sottolinea come non vi sia stato alcun controllo, quando le irregolarità erano invece «palesi». In Procura sono intenzionati a verificare se il pentito abbia anche beneficiato dei soldi messi a disposizione dal programma Galileo. Appunto, pentito. Questo è l'aspetto surreale della vicenda. Fino al dicembre 2007, G.D. era un collaboratore di giustizia, sottoposto a programma di protezione. Vitto, alloggio, nuova identità , tutto a spese dello Stato. Normalmente, si sconta una certa limitazione nei propri spostamenti. Il capo di Doro group invece godeva di splendida libertà di movimento. A cominciare dall'ex tenente colonnello Mario Paschetta, altri quattro carabinieri dell'ufficio bolognese che si occupa dei pentiti e della loro scorta sono indagati per corruzione. La libertà ha un prezzo, e secondo i magistrati, G.D. pagava bene. Sempre in automobili, questa volta di segmento diverso, Ford Focus, Galaxy, Mazda, addirittura una Panda usata in cambio di una scappatella di giornata. Pochi giorni fa nella lista degli indagati si sono aggiunti anche tre poliziotti, accusati di omessa denuncia. Secondo l'accusa, avevano occhi per vedere e si sono voltati dall'altra parte. In qualche modo, è anche il riassunto di questa non edificante storia bolognese. corriere.it
Sono semplicemente sconvolto.
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